Il giocattolo rotto

Il giocattolo roto. Foto Safarik Art Magazine (maria Isabella Safarik)

Il giocattolo rotto. Foto Safarik Art Magazine (Maria Isabella Safarik)

L’ho guardato sull’asfalto, schiacciato dalle macchine. Lui, Ken. Io non l’ho toccato.

Una figurazione contemporanea della fine del fidanzato di Barbie, l’uomo dei sogni.

Il gioco continua. I giocattoli vanno rotti e sostituiti, anche gli ideali, i sogni, l’arte.

Sì, persino le opere d’arte si rompono o vengono rotte.

Se l’evoluzione dell’arte fosse darwiniana, cioè procedesse per selezionare il migliore, sarebbe forse più accettabile.

Invece, siccome il “migliore” nell’arte è legato alle epoche, molto si crea e molto di distrugge, anche opere bellissime.

Avete presente il Colosso di Rodi? Noi non lo abbiamo visto.

Il “San Matteo e l’Angelo” (1602) di Caravaggio e il “Cristo Morto con la Vergine e San Giovanni Evangelista” (ca. 1450)  di Jacopo Bellini distrutti nell’incendio della Flakturm, la torre in cui erano stati stivati i dipinti del Kaiser Friedrich Museum di Berlino nel 1945. “Gli spaccapietre” (1849-1850) di Gustave Courbet, distrutto durante la II Guerra Mondiale. Le innumerevoli statue del regime sovietico. Musei distrutti in Medio Oriente. Fino all’Ara Pacis arbitrariamente rimaneggiata e irriconoscibile.

Nessun giorno è uguale all’altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vengono distrutti e si creano nuove stelle. 

Paulo Coelho, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, 1994.

Costruire e distruggere sono concetti omologhi.

Gioco e crescita vanno di pari passo.

Potrei continuare a scrivere della psicologia dei quarantenni di oggi, della bellezza innaturale legata al mito di Barbie, di come sia rischioso a Roma attraversare la strada, di…

L’immagine è molto evocativa: aspetto i vostri commenti! 

 

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