L’ho guardato sull’asfalto, schiacciato dalle macchine. Lui, Ken. Io non l’ho toccato.
Una figurazione contemporanea della fine del fidanzato di Barbie, l’uomo dei sogni.
Il gioco continua. I giocattoli vanno rotti e sostituiti, anche gli ideali, i sogni, l’arte.
Sì, persino le opere d’arte si rompono o vengono rotte.
Se l’evoluzione dell’arte fosse darwiniana, cioè procedesse per selezionare il migliore, sarebbe forse più accettabile.
Invece, siccome il “migliore” nell’arte è legato alle epoche, molto si crea e molto di distrugge, anche opere bellissime.
Avete presente il Colosso di Rodi? Noi non lo abbiamo visto.
Il “San Matteo e l’Angelo” (1602) di Caravaggio e il “Cristo Morto con la Vergine e San Giovanni Evangelista” (ca. 1450) di Jacopo Bellini distrutti nell’incendio della Flakturm, la torre in cui erano stati stivati i dipinti del Kaiser Friedrich Museum di Berlino nel 1945. “Gli spaccapietre” (1849-1850) di Gustave Courbet, distrutto durante la II Guerra Mondiale. Le innumerevoli statue del regime sovietico. Musei distrutti in Medio Oriente. Fino all’Ara Pacis arbitrariamente rimaneggiata e irriconoscibile.
Nessun giorno è uguale all’altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vengono distrutti e si creano nuove stelle.
Paulo Coelho, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, 1994.
Costruire e distruggere sono concetti omologhi.
Gioco e crescita vanno di pari passo.
Potrei continuare a scrivere della psicologia dei quarantenni di oggi, della bellezza innaturale legata al mito di Barbie, di come sia rischioso a Roma attraversare la strada, di…
L’immagine è molto evocativa: aspetto i vostri commenti!