PRIMA MEMORIA
Ricordo della figlia
Mio papà aveva tante sfaccettature. Riguardo l’arte, papà diceva, che si spiega da sé.
Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti alla cerimonia funebre tenutasi nella Chiesa di San Michele Arcangelo a San Michele in Teverina, Viterbo.
Oltre i presenti tanti amici ci hanno manifestato il loro affetto.
Era un grande uomo, sensibile ma al contempo determinato.
Una persona di valore di sani principi, ineccepibile nei modi, di grande cuore.
Un papà affettuoso e premuroso, non mi ha fatto mancare niente, dalla carezza agli insegnamenti di vita e cultura.
Un marito devoto.
Uno storico dell’arte rigoroso con l’occhio per il bello. Purtroppo vedeva anche il brutto, ma non se ne crucciava: ogni cosa si può trasformare in meglio. Scriveva “Il soggetto della storia dell’arte è l’arte non l’artista, così come per la medicina lo è il paziente non il medico.”
Riguardo l’arte, papà diceva, che si spiega da sé.
Ha dato tutto sé stesso in ogni campo, alla famiglia e al lavoro, con una passione encomiabile.
Il pensiero di Eduard A. Safarik vivrà sempre, la sua eredità umana e culturale è incancellabile. Il suo volto sorride, la sua anima brilla.
Ciao papà.
Maria Isabella Safarik
San Michele in Teverina, 17 agosto 2015
SECONDA MEMORIA
Omelia per le Esequie di Eduard A. Safarik
“Sono rimasto lontano dalla pace”. Queste parole del libro delle lamentazioni credo riflettano bene lo stato del vostro cuore in questo momento, cara famiglia Safarik. E anche se ciascuno vive il tempo dei saluti in modo differente, personalissimo, con reazioni corrispondenti al carattere, dire ciao ad una persona che si ama costa tante lacrime. Il pensiero di aver perso tutto assieme ad Eduard, può essere amaro come l’assenzio, per usare le parole della Bibbia, e forte a tal punto da farci dimenticare ricordi belli, momenti felici vissuti con lui. Il libro delle lamentazioni è molto duro proprio perché scritto da una persona esasperata dal dolore, ed è vostra alleata in questo momento di lutto. Eppure trova, da qualche parte remota del cuore, la forza per affermare: “le misericordie del Signore non sono finite”. Dovrete farlo anche voi. Per quanto difficile. Lasciare andare tutto ciò a cui vi state aggrappando disperatamente e cercare aiuto in Dio. “Buono è il Signore con chi spera in noi”, continua la Scrittura. Ma come buono?, ci verrebbe da obbiettare. Ha portato via un padre unico nel suo genere, un marito unico… come fa ad essere buono? È vero, la morte è un mistero difficile da comprendere; ma diventa impossibile da accettare se di Dio abbiamo una visione distorta. Quella che ha Adamo all’inizio della creazione, nella Genesi. Dopo il peccato fugge, si nasconde. Non vuole essere trovato proprio da chi solo può salvarlo. Il serpente gli ha descritto un Dio severo, geloso della propria onnipotenza. Adamo ed Eva credono all’immagine deviata di Dio che il serpente trasmette. Ad un Dio che toglie e non un Dio che dona, che ruba libertà, un Dio di cui non fidarsi. E sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ti sbagli su tutto; sulla storia, sull’uomo, su te stesso, sul bene, sul male, sulla vita. Dal volto temibile di Dio discende il volto impaurito di Adamo. Entrambi Gesù è venuto a riempire di sole e a restituirci la verità su Dio. Anche Dio piange ogni volta che la morte gli ruba un figlio, piange con voi per la partenza di Eduard, come pianse davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. Ma Dio non si rassegna alla morte e come per la forza dell’amore di Gesù Lazzaro trovò di nuovo la forza per uscire dal sepolcro, così Eduard troverà forza di continuare a vivere solo grazie al vostro amore e al coraggio di sperare nella vita dopo la morte. Direte voi: ma come facciamo? Siamo distrutti dal dolore. Non abbiamo né forza né voglia di sperare l’impossibile. Anche le porte del cenacolo erano chiuse otto giorni dopo pasqua. I discepoli erano chiusi in casa per paura dei Giudei. La paura è la paralisi della vita. Avevano visto il risorto eppure avevano ancora paura. Ciò che apre il futuro e fa ripartire la vita sono invece gli incontri. Gesù lo sa bene. I suoi sono scappati tutti, l’hanno abbandonato: che cosa di meno affidabile di quel gruppetto allo sbando? E tuttavia Gesù viene. È una comunità dove non si può stare bene, porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria e si respira dolore. Una comunità chiusa, ripiegata su se stessa, che non si apre, che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene. E non al di sopra, non a distanza, ma “viene e sta in mezzo a loro”. Non nell’io, non nel tu soltanto, lo Spirito abita nel cuore delle relazioni. Gesù viene nonostante il nostro cuore chiuso e reca il dono della pace. Il Signore è attento ai dubbi dei suoi amici come è attento alle lacrime di Maria il giorno della resurrezione. A Tommaso, incapace di abbandonarsi alla fede, cosa propone? Guarda le piaghe, tocca il sacrificio di Cristo. Credi all’amore! E da questo modo di proporsi, più che dalla crudezza delle ferite Tommaso è convinto. Lo riconosce da come si propone. Non può essere che il suo maestro e amico Gesù! Il suo stile è inconfondibile. E io so che lo farà con me, quando sarò assalito da dubbi, nei giorni in cui credere sarà solo desiderio di credere. Cos’è che salva Tommaso? All’inizio non crede, eppure rimane con gli altri. Lo stare nella comunità con i nostri dubbi, con la nostra fatica di credere… è nella comunità, non altrove, il luogo della fede. Ricordi Isabella? Nessuno è navigatore solitario. Al comando della tua nave non sei da sola. Hai degli ufficiali sul ponte. Sappi farne buon uso. Un ultimo pensiero, semplicissimo, mi viene dalla mano che il risorto tende a Tommaso e mi trasporta mentalmente a pochi metri da casa tua, Isabella. All’interno delle mura Vaticane, in quella cappella voluta da papa Sisto IV che custodisce i portentosi affreschi di Michelangelo. Quella cappella è una vera e propria meditazione sulla storia del rapporto di Dio con l’uomo. Storia della salvezza. Parla anche di Eduard, sapete? Non molti sono a conoscenza che la cappella è dedicata S. Maria Assunta in cielo … proprio il 15 agosto, giorno dell’Assunzione, Eduard sale in cielo. Casualità felice. Ma soffermiamoci un attimo a meditare sul potente giudizio universale. Cosa può dire alle nostre vite smarrite, in cerca di senso? A cosa aggrapparci? A Dio? E a quale Dio credere? A quello temibile, severo, quello che appare al centro del giudizio, pronto a punire i malvagi e risparmiare i buoni? Quello suggerito dal serpente ad Adamo ed Eva? O piuttosto al Dio di Tommaso, quello dell’amico Gesù sensibile ai suoi dubbi e alla voglia di credere? Allora io vedo al centro del grande affresco e della storia Cristo che alza la mano ma non per punire; per giudicare sì, ma con la piaga che il chiodo ha inflitto nella sua mano, per dire al mondo che il suo giudizio è una sentenza di assoluzione per tutti, scritta a chiare lettere sul suo corpo, con l’alfabeto delle piaghe e dell’amore. Perché come dice Ungaretti:
“Fa piaga nel Tuo cuore
la somma del dolore.
Il Tuo cuore è la sede appassionata
dell’amore non vano”. (Mio fiume anche tu)
A questa speranza ci aggrappiamo con tutto noi stessi ed andiamo avanti, certi che l’amore non muore e neanche le persone che amiamo. Eduard resusciterà anche per la forza ostinata del vostro amore. Siatene certi.
Don Luca Fratini
San Michele in Teverina, 17 agosto 2015
TERZA MEMORIA
Saluto del figlio
After serious complications resulting from cancer related terminal illness my beloved father passed away on August 15th, close to his home in Italy, at 87 years of age… He was a most extraordinary father of three, grandfather, husband, friend…
An inspiration to many and an example to look up to for all.
His deep knowledge of 16th & 17th Baroque painting was extraordinary and he contributed in countless ways to European and Italian Art History and the Humanities in general with his research, writings and expertise. Still, more than the Professor he was I loved him for being himself and the times spent together camping and fishing or going on road trips to remote Italian villages… Feel it’s better it had to happen while I was away camping and sharing time with like spirits in the sacredness of beautiful Mount Shasta Nature.
His work will be remembered and his Spirit continues living in me.
Ciao papà.
Philip Safarik
San Francisco, 17 agosto 2015
(continua dopo le foto)
QUARTA MEMORIA
QUINTA MEMORIA
Chiesa di San Michele Arcangelo a San Michele in Teverina Viterbo
Il Professor Eduard A. Safarik volle fortemente che questa chiesa fosse restaurata, sottratta al degrado, riportata a nuova vita, adoperandosi personalmente per valutare con il team di restauratori le opere di recupero da intraprendere.
Inoltre offrì in dono, a coronamento della nuova vista della Chiesa di San Michele Arcangelo, un dipinto della Madonna di sua proprietà, che potete ammirare nella prima cappella di sinistra.
Chiesa di San Michele Arcangelo a San Michele in Teverina, esterno, Viterbo
Chiesa di San Michele Arcangelo a San Michele in Teverina, interno, Viterbo
Una storia molto significativa……di una Persona-Arte. con un delicato sentimento per il Bello quale raggio riflesso di un Sole Eterno e con mille esperienze vissute nell’ affascinante viaggio terreno.. Una storia infarcita del sale della Vita………l’ Amore per il Bello quale ” matrice ” dell’ Universo : tutti valori che mi calzano a ” pennello “..
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